INGRESSO RITUALE NEL TEMPIO


INGRESSO RITUALE NEL TEMPIO

Le motivazioni che mi hanno portato a scegliere tale argomento possono essere ricondotte sostanzialmente a due: una prima, di carattere personale, nata dal ricordo di un momento dell’iniziazione ed un’altra connessa al desiderio di approfondimento del rituale in virtù di quanto osservato durante le tornate.

La prima, almeno secondo le mie sensazioni, concerne il fatto che la procedura di ingresso rituale rappresenta il primo momento di “vita ordinaria”che un iniziato si trova ad affrontare: ricordo infatti il momento dell’istruzione nella sala dei passi perduti ed il rientro nel tempio.

La seconda, come detto, nasce da quanto osservato durante le tornate sia quelle ordinarie con la presenza di soli fratelli della 1191 che di straordinarie con fratelli provenienti da altre Logge e, di conseguenza, cercare di capire i motivi delle diverse situazioni osservate.

Fatta questa premessa osserveremo prima la procedura dell’ingresso rituale di inizio lavori e successivamente dell’ingresso nel tempio a lavori iniziati.

Possiamo osservare come il Rituale dell’Apprendista Libero Muratore stabilisce che “i fratelli prima dell’ingresso nel tempio, debbono sostare per qualche minuto in silenzio e meditazione nella sala dei passi perduti che deve essere opportunamente oscuta.

Il M. d. C. invita i fratelli Apprendisti, fratelli Compagni e fratelli Maestri a prendere posto nel Tempio.

Si esegue secondo l’ordine di chiamata i fratelli si recano ai loro posti, rimanendovi in piedi ed in silenzio, mentre il M. V., i Dignitari e gli Ufficiali rimangono alla porta del tempio.

A questo punto il M. d. C., seguito nell’ordine dal M. V., 1° e 2° Sorveglianti, Oratore, Segretario, Tesoriere, ex M. V., 1° e 2° diaconi, Copritore Interno, inizia la squadratura partendo da ovest, per maggior precisione – possibilmente – dal punto nord-ovest.

Procedendo in senso orario destro-centrico, soffermandosi un istante ai punti successivi – angoli nord-est, sud-est, sud-ovest – che vengono superati ad angolo retto, il corteo torna al punto di partenza – conclusione della squadratura – sorpassato il quale, la marcia continua ed il M. V., i Dignitari e gli Ufficiali, via via che ne provengono all’altezza, occupano i loro posti, rimanendovi in piedi.

Quando tutti i fratelli hanno raggiunto il loro posto, il M. V. indossa il collare contemporaneamente ai Dignitari ed agli Ufficiali di loggia.

Eventuali fratelli visitatori, purché non destinati all’Oriente, possono, a giudizio del M. V., essere introdotti nel tempio, sia insieme ai fratelli in piè di lista, sia insieme ai fratelli destinati all’Oriente, i quali devono comunque essere introdotti ritualmente al termine dell’apertura dei lavori.

Nel caso in cui l’Officina disponga di locali sufficientemente ampli, l’ingresso nel tempio avverrà nell’ordine seguente: M. d. C., M. V., 1° e 2° Sorveglianti, Oratore, Segretario, Tesoriere, ex M. V., 1° e 2° Diaconi, Maestri, Compagni d’Arte, Apprendisti e Copritore Interno.”

Questo cita il Libro del Rituale, dove però nulla dice ad esempio su quale ordine di ingresso debbano osservare, tra di loro, i diversi Maestri, Compagni d’Arte o Apprendisti.

Dall’esame anche di altri testi relativi alla simbologia e rituale massonici non ho riscontrato particolare attenzione al rito dell’ingresso; forse maggiore enfasi è riservata alla circolazione – destrocentrica o sinistrocentrica – oppure all’ingresso rituale a lavori iniziati.

In ogni caso ne “L’Apprendista Libero Muratore” di Luigi Troisi vi è un riferimento all’apertura dei lavori: “I fratelli entrano nel tempio, in fila, con alla testa il M.d.C.. Seguono nell’ordine: gli Apprendisti, i Compagni d’arte, i Maestri, gli Ufficiali (preceduti dal 1° e 2° Diacono e seguiti dal Copritore Interno), i Dignitari (Tesoriere, Segretario, Oratore), l’ex M. V. e le tre luci 2° e 1° Sorvegliante e M. V.). L’ingresso viene effettuato facendo la squadratura del Tempio che consiste nel procedere ritmicamente, in linea retta secondo i lati del tempio, con conversione a squadra in due tempi, in corrispondenza degli angoli.

Dopo aver compiuto un giro, deambulando in senso orario, passando da Settentrione ed Oriente, di poi a Meridione e, infine, a Occidente, prendono posto prima gli Apprendisti nella colonna del settentrione, poi i Compagni, nella colonna del meridione, quindi, nelle due colonne (in modo che accolgano possibilmente lo stesso numero di fratelli), i Maestri, infine gli Ufficiali ed i Dignitari. Indistintamente tutti i fratelli restano in piedi, non all’ordine, fino a quando il M. V., una volta raggiunto il suo posto dice: fratelli sedete.”

Questo per quanto riguarda l’ingresso nel Tempio ma, come dicevo, maggiori riscontri si ottengono sull’argomento circolazione nel Tempio durante la fase di ingresso: infatti il nostro Libro del Rituale si esprime chiaramente sia per quanto riguarda il numero di squadrature da effettuare (una) – e così dice anche Troisi nel testo appena citato – sia per quanto riguarda la circolazione destrorsa o destrocentrica da tenere – anche in questo caso il testo succitato conferma tale impostazione -. Ma informazioni più interessanti si ritrovano ne “La simbologia Massonica” di J. Boucher dove l’autore dice: “ … Il moto reale del sistema solare è sinistrocentrico, Per conseguenza, dato che la loggia rappresenta l’Universo e gli ufficiali, i pianeti, sembra logico far circolare questi in senso reale. Ma in tal caso, si urta con la tradizione che vuole che ogni movimento sinistrocentrico sia malefico.” … “Il Tempio è orientato verso est e la luce o il sole si leva ad oriente, passa a mezzogiorno e tramonta ad occidente, la circolazione sinistrocentrica va dunque incontro al sole. In questa deambulazione si entra da destra e si esce da sinistra; si va verso oriente passando per il mezzogiorno e si esce dall’occidente passando per il nord.

Simbolicamente e logicamente questa deambulazione dovrebbe essere la sola possibile in Massoneria: il Massone va verso la luce entrando nel tempio e ritorna nelle tenebre – il mondo profano – uscendo.”

“Preconizziamo la circolazione sinistrocentrica ma non ci opporremo al fatto che una Loggia ammetta la circolazione inversa, a condizione che essa voglia esporre i suoi motivi e che questi siano validi.

A ogni modo, bisogna adottare l’uno dei due sensi e imporlo. E’ inammissibile che la circolazione si faccia indifferentemente in un senso o nell’altro. Si deve necessariamente adottare un senso rituale di circolazione”.

Questo quanto dice il Boucher che sembra scontrarsi con la nostra impostazione sebbene anche lui preveda la possibilità di circolazione destrorsa. Un ulteriore contributo, forse anche per capire l’impostazione di Boucher, ci arriva da Guenon, citato in “Simbologia massonica del terzo millennio” di Irene Mainguy, il quale osserva che “in Massoneria, nella sua forma attuale il senso della circumambulazione è solare, ma in origine, nell’antico rituale operativo, esso era probabilmente polare, quindi sinistrorso; ciò in base al fatto che il trono di Salomone era posto ad occidente e non ad oriente, così da permettere a colui che lo occupava di contemplare il sole al suo sorgere”.

Per quanto riguarda l’ingresso rituale nel tempio dopo l’apertura dei lavori, mi sembra che vi sia una certa condivisione nell’azione da compiere. Infatti, come il nostro Libro del Rituale stabilisce in merito “Compiuti i tre passi dell’Apprendista, dare tre volte il segno di riconoscimento; il primo verso il M. V., il secondo verso il 1° sorvegliante, il terzo verso il 2° sorvegliante. Il segno è ricambiato” così anche il succitato libro della Mainguy sottolinea come la marcia del Massone “non sia molto antica” e che i passi rituali corrispondono “al modo di avanzare verso oriente per adempiere ai propri obblighi”. Quest’ultima, sempre nel testo prima citato, evidenzia comunque la differenza sostanziale tra il Rito Scozzese Antico e Accettato e quello Francese: il primo si effettua con tre passi scivolati rasoterra, tracciando una linea retta, con i piedi a squadra e partendo col piede sinistro; nel rito francese il piede di avvio è il destro invece del sinistro di nostra tradizione.

Concludo queste pagine con un dubbio che mi è venuto procedendo nelle letture prima ricordate e a cui spero qualche fratello riuscirà a chiarirmi: se non si rispetta nell’ambito di una tornata la procedura di ingresso e deambulazione interna al tempio, si indebolisce la “forza” del gruppo e del suo lavoro? O meglio, venendo meno il rispetto delle procedure succitate – ma anche di altre -, che dovrebbero rappresentare un insieme di azioni necessarie a creare ed accrescere l’energia necessaria a rendere i pensieri, il ragionamento, la speculazione ed il risultato dei lavori così incisivi e perfetti nei risultati, non si rischia di vanificare in tutto o in parte il lavoro stesso?

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