Puffi, i celebri ometti blu creati dal geniale cartoonist belga Peyo, sono molto più di semplici personaggi dei cartoni animati. Antonio Soro, nel suo intrigante opuscolo *I Puffi, la “vera” conoscenza e la massoneria*, suggerisce una lettura esoterica di queste figure, che potrebbero rappresentare una sorta di metafora della massoneria stessa.
Nel villaggio dei Puffi, ogni elemento è carico di significato. Secondo Soro, il colore blu dei Puffi si collega a una tradizione gnostica: è il “colore pneumatico” degli adepti di antiche scuole esoteriche. I berretti bianchi simboleggiano la purezza, mentre il Grande Puffo, con il suo abbigliamento rosso, incarna un Maestro di Loggia, richiamando alla mente la simbologia del grado massonico dell’Arco Reale. Anche il numero dei Puffi, novantanove, echeggia i gradi di alcune tradizioni massoniche esoteriche.
Le abitazioni a forma di fungo dei Puffi rimandano all’amanita muscaria, fungo noto per le sue proprietà psicoattive, utilizzato storicamente in contesti sciamanici.
Questa connessione invita a riflettere sull'alchimia interiore: l’iniziato massonico trasforma il veleno in un elisir di rigenerazione. Così, i Puffi non sono semplici abitanti di un villaggio, ma rappresentano gli “pre-adamiti”, creature in uno stato edenico, comunicando in modo essenziale attraverso il verbo “puffare”. Qui, l'essenzialità del linguaggio è un riflesso dello stato primordiale, dove l'origine del mondo si percepisce al di là delle parole.
In questa affascinante visione, la Gran Loggia dei Puffi è una comunità chiusa ai profani, e Gargamella, l'antagonista, rappresenta l'ignoranza e la curiosità del mondo esterno. Il cattivo, vestito di nero, potrebbe evocare tanto il mistero della magia nera quanto la figura di un ecclesiastico, simbolo di una tradizione che cerca di contrastare senza comprenderne il valore. La sua incessante ricerca di penetrare nel villaggio dei Puffi senza successo è emblematico della lotta tra conoscenza e ignoranza; la porta della Gran Loggia rimane aperta, ma solo per coloro che sono pronti a intraprendere il cammino dell'iniziazione.
La figura di Puffetta aggiunge ulteriori sfumature all'analisi di Soro: ella è l’unico elemento femminile, tentativo da parte di Gargamella di introdurre il caos in un ordine perfetto. Tuttavia, il Grande Puffo, custode della sapienza massonica, mantiene il controllo sulla situazione, dimostrando che la vera conoscenza non può essere corrotto.
Soro riconosce che i Puffi possono essere interpretati in vari modi, incluso quello di una società socialista utopica. Già dall'esordio dei Puffi nel 1958 nel *Journal de Spirou*, accompagnato dall'eco di opere come *Il flauto magico* di Mozart, si percepiscono influenze massoniche. La sua analisi non vuole essere definitiva, bensì una chiave di lettura tra le molte possibili.
L’opera di Soro ci invita a riflettere sulla natura della massoneria e sulla sua evoluzione. La domanda che emerge è: riuscirà Gargamella a “puffare” la massoneria?
Le risposte si intrecciano tra le righe di una narrazione profonda, rivelando che la vera saggezza spesso sfugge a chi non è pronto a riceverla. In questo contesto, i Puffi, con la loro innocenza e saggezza, continuano a brillare come simboli di una conoscenza perduta in cerca di riscoperta.
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